Utilizzo della Realtà Virtuale non immersiva  nell’intervento con lo psicodramma individuale a distanza

Utilizzo della Realtà Virtuale non immersiva nell’intervento con lo psicodramma individuale a distanza

Di Maria Caterina Boria

Introduzione: dall’intervento ‘in presenza’ all’intervento ‘a distanza’

L’emergenza legata al Covid-19 ha coinvolto a vari livelli tutti i professionisti della salute, compresi gli psicologi e gli psicoterapeuti. La necessità di ‘restare a casa’ ha messo molti di noi di fronte all’esigenza di sperimentare modalità di lavoro mai utilizzate prima, per poter lavorare ‘a distanza’ e consentire alle persone con cui avevamo avviato un lavoro di consulenza o di psicoterapia di proseguire nel loro percorso con noi.

Per chi utilizza come strumento prevalente la terapia verbale, il passaggio dalla terapia in presenza alla terapia a distanza è stato probabilmente un cambiamento “soft”, che ha richiesto solo piccoli accorgimenti per garantire un contesto adeguato alla consulenza. Ma che dire nel caso degli psicodrammatisti, che lavorano in un setting più articolato, che richiede un palcoscenico, la possibilità di costruire scenografie all’interno delle quali realizzare un’azione che diventa poi oggetto di osservazione da molteplici punti di vista e che, una volta analizzata e modificata, consente di progettare il cambiamento?

Personalmente, da qualche anno la modalità di lavoro che propongo a chi si rivolge a me per trovare aiuto nei momenti di difficoltà è lo “psicodramma individuale” o “psicodramma a due”, cioè utilizzo il metodo psicodrammatico nel contesto di intervento individuale, senza la presenza del gruppo.

È all’interno di questo tipo di intervento che ho sperimentato l’utilizzo della Realtà Virtuale (VR) come strumento di lavoro per l’intervento psicodrammatico a distanza e che mi ha permesso di proseguire, o avviare, nuovi percorsi di psicoterapia e di crescita personale nel rispetto della metodologia di riferimento.

Realtà Virtuale (VR) e psicodramma individuale

Per Realtà Virtuale (VR) si intende la creazione, attraverso un computer, di un ambiente digitale che simula la realtà effettiva e la ricrea in modo non tangibile. Si parla di Realtà Virtuale non immersiva se non vengono utilizzati visori specifici ed essa può essere osservata sui dispositivi di uso comune (es. PC).

L’utilizzo della VR consente quindi di ricostruire un setting psicodrammatico virtuale e di realizzare così di uno psicodramma distanza tra due persone, il terapeuta e il paziente, che comunicano tra di loro attraverso i rispettivi computer. 

Grazie alla VR è possibile creare una situazione che ricostruisce la realtà, selezionando le informazioni in essa contenute, soffermandosi solo su quelle più significative, per consentire di avere una visione più chiara o più utile della realtà stessa.

L’utilizzo della VR consente di lavorare a distanza utilizzando lo psicodramma nel rispetto del setting e della metodologia tipici di questo approccio.

Il teatro di psicodramma

Attraverso gli strumenti della VR viene ricostruito uno spazio del tutto simile a quello tipico di un teatro di psicodramma: un luogo raccolto, all’interno del quale un cerchio bianco individua l’area entro la quale si svolge il lavoro con il protagonista. Sul fondo viene posizionato l’uditorio in cui vengono collocati gli Altri Significativi che di volta in volta il protagonista coinvolge nella messa in scena della sua storia.

La costruzione della scena

La scelta della scena da cui fare partire l’azione avviene come nell’intervento in presenza. Per la costruzione della scena si possono utilizzare forme geometriche stilizzate e simboliche (come nello psicodramma in presenza) oppure si possono scegliere oggetti specifici (tavoli, sedie, mobili, ecc.) tra gli items messi a disposizione dal programma utilizzato.

Gli io ausiliari

La scelta delle figure che sulla scena rappresentano gli Altri Significativi del protagonista avviene partendo dalla scelta tra i personaggi messi a disposizione dal programma, poi opportunamente modificati per richiamare in modo più efficace la persona che il protagonista ha in mente. È possibile cambiare il colore di vestiti, capelli, carnagione ecc. Ad ogni personaggio è possibile anche attribuire una postura di base che ne richiami il carattere o l’atteggiamento nei confronti del protagonista. La somiglianza precisa con l’Altro Significativo del personaggio sulla scena non è così rilevante come potrebbe sembrare, basti pensare che nello psicodramma di gruppo gli Altri Significativi sono rappresentati dalle altre persone presenti nel gruppo e in quel caso la scelta per somiglianza è sicuramente molto più blanda.

L’azione scenica

Una volta costruita la scena ed inseriti i personaggi coinvolti si dà il via all’azione scenica. A seconda della strategia utilizzata per la conduzione, lo psicodrammatista attiva le polarità più significative tenendo sempre presente la triangolazione ruolo-controruolo-testimone. Come nello psicodramma individuale in presenza, sarà lo psicodrammatista stesso a ripetere le battute assegnate dal protagonista a se stesso e ai suoi Altri Significativi, in modo consentirgli alternativamente di agire e di osservare gli effetti del suo agire. La facilità, operativamente parlando, con cui si può modificare il vertice da cui osservare l’azione, favorisce il moltiplicarsi dei punti di vista su se stesso da parte del protagonista. La scena può essere vista più da vicino o più distante, nel dettaglio o nell’insieme, può essere guardata dalla prospettiva del protagonista o dalla prospettiva di ciascuno dei personaggi coinvolti nell’azione.

L’integrazione

Come nello psicodramma individuale in presenza, al momento dell’azione segue un momento di introspezione profonda in cui il protagonista mette a fuoco lo stato d’animo e le risonanze emotive suscitate in lui dalla scena appena “rivissuta”. L’integrazione ha lo scopo di attivare nel protagonista la funzione auto-osservativa per consentirgli di riflettere sulle modalità relazionali ed esistenziali che gli sono proprie. Se emerge un bisogno o un progetto di cambiamento, esso può essere sperimentato introducendo le opportune modifiche alla scena precedentemente realizzata.

Conclusioni

Nell’intervento individuale che utilizza lo psicodramma in VR sono sicuramente assenti alcuni aspetti peculiari dello psicodramma che ho sempre estremamente apprezzato, come ad esempio l’atmosfera di intensa compartecipazione emotiva che si crea tra le persone e il clima non giudicante e di profonda solidarietà reciproca che si respira nel contesto del gruppo. Per contro la modalità di intervento proposta in questo contesto potrebbe rappresentare una possibile risposta alla domanda che sicuramente molti di noi si sono fatti in questo periodo e che riprende il titolo di una celebre opera di J.L.Moreno: Chi sopravviverà? Forse la risposta di oggi a questa domanda potrebbe essere la stessa di allora: sopravvivranno le persone che, grazie alla loro creatività, saranno in grado di adattarsi ai cambiamenti che la società ci impone, a qualsiasi causa tali cambiamenti siano legati.

Fig.1 La protagonista al centro del palcoscenico virtuale. Sullo sfondo, nell’uditorio, gli Altri Significativi emersi dagli incontri precedenti.

Fig.2 La scena: la protagonista è a casa di un’amica con il fidanzato

Fig.3-4 La stessa scena vista dal punto di vista della protagonista e del fidanzato

Fig.5 La scena viene vista da un amico, la cugina e una collega della protagonista

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